Mag 11

DONNE E POLITICA: 1881-2012 PURTROPPO NULLA È CAMBIATO.

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Così scriveva allora Anna Maria Mozzoni, riconosciuta all’unanimità come una delle intellettuali italiane più famose all’estero, all’on. Zanardelli nel 1881:   Illustre signore, L’uomo e la donna, voi affermate,  non sono chiamati agli stessi diritti e doveri, agli stessi lavori, alle stesse fatiche. Chi ve lo ha detto on. Zanardelli? Qual Dio ve lo ha rivelato? Il contadino e la contadina non lavorano entrambi la terra? L’operaio e l’operaia non faticano entrambi pel pane quotidiano in mille modi diversi? Ii maestro e la maestra non insegnano tutti e due?  L’artista uomo e l’artista donna, lo scrittore e la scrittrice, il professionista e la professionista non compiono gli stessi offici? Che la generalità degli uomini si dia di preferenza a funzioni che vogliono la forza, e la generalità delle donne s’impieghi di preferenza in lavori di pazienza e di destrezza, altro non significa se non lo spontaneo apprezzamento della propria forza fisica; apprezzamento che ogni individuo fa per proprio conto e che nessuna legge può regolare.  Nelle funzioni nelle quali gli uomini si trovano soli, potete impugnare che non lo siano perché le donne ne furono escluse da leggi fatte dagli uomini? ..   Fa sorridere e rabbrividire al tempo stesso leggere le sue parole oggi e rendersi conto che nulla o troppo poco è cambiato, se ancora oggi stiamo qui a proporre la doppia preferenza di genere come un traguardo, rivendicandolo quasi in punta di piedi, sottovoce, quello che nessuno può impedirci di pretendere: gli stessi diritti. Nulla o troppo poco è cambiato se ancora oggi tocca scorrere fino in fondo una lista dei candidati per trovarvi il nome di una donna, relegata, suo malgrado, al  ruolo di comprimaria anche dagli atteggiamenti fin troppo discutibili di alcune esponenti del “gentil sesso” che hanno finito per svilire  la Politica trasformandola in un esercizio di Burlesque, negando il giusto riconoscimento all’impegno di tutte quelle donne per cui la Politica è passione senza sottomissione, è partecipazione senza commissione. Nulla o troppo poco è cambiato se oggi le donne del movimento “Se Non Ora Quando” prendono carta e penna per scrivere ai presidenti di partito, o quel che dei partiti rimane, per ribadire che non daranno il loro voto a chi non presenterà liste con il 50% delle donne tra i candidati. Perché alle donne la Politica piace, ma hanno ben chiaro che Politica e Potere non devono continuare ad essere sinonimi e che la politica degli ultimi anni è stata gestita come un’azienda di cui servirsi, non da servire. Anche per questo motivo chiedono che i partiti forniscano i profili dettagliati dei candidati, stanche di dover leggere di case comprate da questo o da quello “ a sua insaputa..”, di titoli di studio per corrispondenza, di nipoti acquisite o acquistate… Perché alle donne la politica piace, ma non vogliono più accettare tassa senza rappresentanza. Annalisa Maregotto 10 mag 2012 dal sito FLI ROMA
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Mag 11

E Massimo D’Alema rilancia: uniamo tutti i democratici…

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Il presidente della Fondazione ItalianiEuropei spiega che occorre costruire una prospettiva nuova e contesta chi nel Pd è fermo alla foto di Vasto

Il commento al voto di Massimo D'Alema è diverso da chi nel centrosinistra ha subito guardato al passato pensando di tornare al peggior bipolarismo e quindi sperare nella vittoria della cosiddetta “fotografia di Vasto”, ossia l'intesa tra Pd, Idv e Sel. No, D'Alema, intervistato dal Messaggero, pensa che non sia proprio quella la prospettiva per guardare oltre la crisi: «Dopo queste amministrative – spiega – bisogna che tutti si pongano il problema del governo del paese. Se procediamo verso una confusa disgregazione, ingaggiando un distruttivo gioco di veti, ci ritroveremo con un sistema politico in frantumi. Che non potrà che avere e non come fuoriuscita di emergenza bensì come soluzione obbligata un governo di tipo tecnico». Per il presidente della Fondazione ItalianiEuropei, invece, occorre e da subito costruire una prospettiva che non può prescindere da una collaborazione tra le forze eredi delle grandi tradizioni democratiche del paese: «Non c'è nessun altra ipotesi in campo: dunque – sollecita D'Alema – avviamo una riflessione sul modo di costruire questa prospettiva». Che poi questa prospettiva significa non il trincerare il centrosinistra in un recinto di autosufficienza ma semmai di mettere insieme tutte le forse democratiche, responsabili e accomunate da un vero sentimento di patriottismo repubblicano e di alternativa alle spinte antipolitiche e populiste, D'Alema non lo nasconde: «A oggi – ricorda l'esponente del Pd – la città di Bari è governata da esponenti del centrosinistra insieme all'Udc. Stessa cosa accade a Foggia. Idem Brindisi. A Taranto ci sarà una ammnistrazione simile. La provioncia di Taranto propone il medesimo schema politico e così pure quella di Brindisi». E ancora, secondo D'Alema, se in verità il Terzo Polo non si è visto ovunque non è poi andata così male per il progetto di un soggetto alternativo al Pdl e al centrodestra: «In diverse realtà, a cominciare da Genova, al ballottaggio vanno loro e non il Pdl...». In sostanza, è il succo del ragionamento di D'Alema, dando un'occhiata alla necessità del governo Monti e al tracollo pidiellino, non ci si può rinchiudere nei vecchi recinti di un bipolarismo che sta chiudendo la sua fase. «Bisogna supportare Monti – conclude – e contemporaneamente fare le cose necessarie pere dare credibilità al sistema politico». Da Adesso, la politica in tempo reale 9 mag 2012
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Mag 06

Giovanna Bongiorno parla di Vanessa Seffer

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    Anni or sono, quando per la prima volta l’incontrai in Sicilia, mi chiesi con, incredula  perplessità , come mai una Donna adulta, con responsabilità familiari, dopo lunghi anni di assenza da questa terra solitamente non facile ed ingrata, decidesse di tornarvi. Me lo chiesi, ma non lo chiesi a Vanessa Seffer che già, con il suo  entusiasmo coinvolgente, con la sua attenzione pragmatica alla soluzione dei problemi, mi aveva  precettato a fare parte del  ” Valore delle Piccole Cose “, l’Associazione da Lei creata e diffusa via web, che oggi conta ……….iscritti ed un ventaglio di attività sociali e culturali che, via via, sono diventate sempre più incisive nella disorganizzata lentezza della realtà palermitana, nella quale, bisogna purtroppo ammetterlo, mentre le istituzioni sovente non conoscono i problemi, a risolverli, più spesso, sono le associazioni di volontariato ed i privati di buona volontà. Così, via via, ho conosciuto realtà drammatiche che, grazie a collaborazioni di straordinario volontariato e competenza, venivano risolte o quanto meno accompagnate verso soluzioni istituzionali, ho visto crescere il numero e la qualità di attività di formazione ed informazione sociale e culturale, che reputo importantissime e, tra queste,  quelle mirate ai giovani, in particolare a quelli delle 5 classi delle scuole superiori, quelli che  si accingono ad attraversare  la terra di mezzo che sta tra la scuola e le scelte di vita, che è la terra più insidiosa per il mondo giovanile. Accanto a Vanessa Seffer ho scoperto un universo di meravigliosa dedizione umana e sociale,di straordinarie competenze individuali, una “gioia del fare” che non mi pareva facesse parte della mia frequenza con le consuetudini di questa città, sempre chiedendomi perché, questa Persona straordinaria avesse, malgrado tutte le proprie responsabilità personali e familiari, imboccato un percorso difficile, doloroso e persino insidioso come quello attraversato in questi anni, trascinando con passione, ad accompagnarla in quest’isola di concretezza che via via andava costruendo,cittadini entusiasti  ed amici . Fatalmente, doveva accadere, che la politica, quella che ormai come un pugile suonato tenta di riprendere il proprio posto sul ring della vita civile, si accorgesse di Vanessa Seffer e delle sue collaudate capacità di impegno sociale e culturale. Fatalmente, sarebbe accaduto che in un momento così tragico per tutta la Nazione e la nostra città di Palermo in particolare, giungesse una chiamata all’impegno istituzionale, a quello che passa, appunto, attraverso la politica che, faticosamente, guarda al futuro. Il Soldato Seffer ha accettato. Ed ha accettato perchè sa, per esperienza maturata sul campo, che un nuovo viaggio non consiste nel cercare nuove terre ma nell’attraversare quelle che abitiamo osservandole con occhi nuovi. E noi saremo accanto a lei. Giovanna Bongiorno  
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Apr 29

QUANDO GLI UOMINI UCCIDONO LE DONNE

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QUANDO GLI UOMINI UCCIDONO LE DONNE   La maggior parte degli uomini non uccide le donne. Ma tante donne vengono uccise dagli uomini. Dall’inizio dell’anno sono 47. Una ogni tre giorni. Nel 2010 sono 127 le donne uccise da un uomo e dal 2005 ad oggi le vittime sono 440. Femminicidio, non è un errore questa parola, una volta si parlava di uxoricidio, si ammazzava la moglie e si era quasi un eroe romantico, un poveretto da compatire perché aveva tanto amato, aveva ammazzato una parte di sé uccidendo la “sua” donna, quindi aveva compiuto il sacrificio più alto secondo letteratura; ma nel tempo l’amore cavalleresco e l’idea che le donne non si toccano nemmeno con un fiore si è rivoluzionata al punto da far vedere solo le donne forti, ribelli, indipendenti, indomabili e quindi si è acuito un forte senso di inferiorità in certi uomini, per cui  è esploso un fenomeno diverso, che si accompagna a personalità fragili, che hanno paura dell’abbandono, che se perdono la figura che amano, terrorizzati appunto di perderla, piuttosto preferiscono ucciderla. Uomini troppo dipendenti, che dicono di “amare” troppo. Alla larga care donne da chi usa oggi simili parole! Gli uomini che ammazzano le donne non sono dei delinquenti espressionisti, sono dei delinquenti e basta! Ometti piccoli, partner o ex, senza nè arte né parte che si mischiano in una moltitudine di altri senza segni particolari, apparentemente tranquilli a volte, pure perbene per la gente e i vicini di casa, ma che fra le mura domestiche pestano a sangue e massacrano d’insulti le loro compagne, fidanzate, mogli, amanti, figlie, le tormentano e le violentano, sciorinano un repertorio impressionante di fantasie malate, che rendono la vita di queste donne impossibile, misera, paurosa, una tragica realtà di minacce e di botte. Ma gli uomini ammazzano anche per questioni economiche, perché non vogliono pagare gli alimenti, o non vogliono lasciare la loro casa coniugale, (chissà che non ci metta piede un altro al posto loro), oppure perché la propria moglie sarebbe d’intralcio alla nuova vita che vorrebbe avere con un’altra! Sembra un film. Rischiamo invece di abituarci a questo fenomeno o allo stolking, si può fare di più, ma facciamolo allora! Spesso definiamo questi omicidi come passionali, ma non c’è niente di passionale in questi omicidi: sono drammi che non hanno altra spiegazione se non nella malattìa. Secondo l’ultimo rapporto Eures-Ansa le regioni d’Italia dove sono più frequenti i femminicidi sono quelle del Nord. In Lombardia 26 casi dal 2010, in Toscana 15 casi, in Puglia 14, in Emilia Romagna 12. Questi delitti si sono consumati prevalentemente dentro le famiglie. Fa venire i brividi che nel 2008 sia stato compiuto il 70,7% dei femminicidi e che in contesti familiari siano state uccise 104 donne a fronte di 67 uomini, 21 casi per le vittime della criminalità comune e nessun caso di omicidio connesso alla criminalità organizzata. Le donne più colpite sono le anziane e quelle fra i 25/34 anni per ragioni passionali, prese di mira comunque per il fatto che si è donne, perché certi comportamenti con altri uomini questi “piccoli ometti” non sarebbero capaci averli. L’aumento delle violenze è anche un atteggiamento mentale nei confronti delle donne che nel pensiero di tanti, potendo oggi liberamente frequentare più uomini, viene vista come una “puttana”; lo stesso fanno gli uomini, ma questo termine non è pensabile per loro che vivono lo stesso atteggiamento come un naturale momento di conquista, “l’uomo è cacciatore” non un puttano, semmai un puttaniere! Ma cosa si sta facendo per scongiurare il femminicidio che sta assumendo dimensioni incontrollabili? Vengono in mente i casi di Vanessa Russo, di Elisa Claps, Simonetta Cesaroni, Melania Rea, di Vanessa Scialfa di soli 20 anni proprio due giorni fa. Solo per citare i più noti fra centinaia di casi meno noti e non meno importanti, per cui si sono costruite trasmissioni televisive che consentono di parlare di cose come queste, prima mai dette, che aiutano la gente a capire e mettono in guardia. Ma c’è di più: associazioni attive, centri e sportelli antiviolenza nei comuni per sottolineare questi atteggiamenti intimidatori in cui si vive nelle proprie case, una Rete internazionale di donne per la solidarietà, ma soprattutto la presenza della polizia femminile, che è un piccolo esercito di persone fantastiche che non ha bisogno di essere istruito per affrontare il problema, capirne le dinamiche o avere la sensibilità, perché la competenza ce l’ha già. Vanessa Seffer
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Apr 29

A PALERMO CI FACCIAMO DEL MALE DA SOLI

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A PALERMO CI FACCIAMO DEL MALE DA SOLI   Un po’ è l’inedia, decisamente l’invidia, poi la nostra tipica trasognata baldanzosa andatura a sottolineare la nostra figaggine intrinseca, di quando pensiamo di averla combinata a qualcuno e di averla pure passata liscia, come sempre. Questa è la volta di alcuni piccoli locali palermitani, presi di mira per “differenti” normative con conseguenti contravvenzioni amministrative per motivi sanitari, per avere lavoratori in nero e per aver occupato abusivamente il suolo pubblico. Un lavoro egregio dei vigili urbani che solo in alcuni casi sono stati accompagnati dai NAS che hanno compiuto il loro dovere, e ne spiegheremo il perché, ma che è stato mal interpretato da chi ha riportato le informazioni accomunando senza una logica precisa (o chissà!). Della quarantina dei locali controllati intanto solo tre sono stati “nominati” sulle testate giornalistiche web, cartacee e televisive, mettendo insieme la vicenda del Tao Cube, che si è macchiato di aver occupato pochi metri di suolo pubblico, un pezzetto di marciapiede e un pezzetto di strada destinato al parcheggio dei motorini (non si fa e non ci sono scusanti neppure per la scrivente), ma che ha prodotto solo un verbale di 158 Euro, poiché nessun altro illecito è stato rilevato all’interno del locale e i quattro tavolini sono stati immediatamente rimossi, insieme alle tre piante che delimitavano quello spazio, con il caso del Cotton Club cui è stata applicata una pena più grave, ossìa la sospensione dell’attività in quanto è stata verificata la posizione irregolare di otto lavoratori, tra l’altro palermitani, praticamente l’80% della forza lavoro del locale. Per non parlare di mettere insieme questi due locali che hanno un certo tipo di problema, che resta sempre e comunque entro certi limiti, ossìa lavorativo-amministrativo, più o meno gravi e sempre differenti fra loro, con altri che nella descrizione di altre testate giornalistiche parlano di giovani arrestati, di diversi locali della movida palermitana ispezionati dai NAS per droga, di personale di certi locali che in seguito alle perquisizioni dei carabinieri sono stati trovati in possesso di dosi di sostanze stupefacenti, di gente che è finita all’Ucciardone, di altri che coltivavano piante di cannabis in casa. Tutto descritto insieme negli stessi articoli, negli stessi pezzi, stessi giornali e stessi passaggi telegiornalistici sputtananti (voglio pensare per leggerezza solamente), che mettono però in difficoltà la gente che cerca di lavorare onestamente e che sebbene abbia sbagliato, non sia stata del tutto alle regole, per cui giustamente deve pagare un’ammenda, sebbene abbia ripetutamente provato a mettersi in regola, come le due ragazze del Tao Cube (ma anche questo non è facile a Palermo) e si siano sentite rispondere “ritornate, adesso non c’è il sindaco, non sappiamo chi deve firmarvi il permesso per il suolo”, non dovevano prendere iniziative personali, non si dovevano “allargare”. Ma nemmeno vanno accomunate a dei farabutti e a degli spacciatori, mettendo a rischio l’intera attività, sentendosi dire quando vanno in giro “come vi è finita, vi hanno messo i sigilli.. ma quando riaprite!” ma quali sigilli, non hanno mai dovuto chiudere, ma la gente che ha letto ha messo tutto insieme e chi le ripaga di questo? Il prezzo del loro errore (158 Euro) è stato pagato! Avere un’attività anche piccola con i tempi che corrono è un’impresa titanica, dovremmo essere accudenti, protettivi nei confronti di queste realtà e ringraziare perché hanno il coraggio nonostante di stare lì e provare. Avete notato che da quando non c’è più Roney Palermo è orfana di un posto dove trascorrere qualche ora, dove passare un po’ di tempo, incontrarsi? Quanto piaceva ai palermitani di stare in quella vetrina in pieno centro! Nessun altro posto è riuscito veramente a supplirlo, un po’ per la location, ma soprattutto per il tempo lungo da cui veniva, per come ci ha accompagnato negli anni, nei decenni, siamo cresciuti con quella pasticceria, dove si faceva colazione, il brunch, il thè, i pasti da portare via. Quanti piccoli e grandi posti aprono e chiudono tentando di dar vita alla città, di essere un riferimento, un punto di aggregazione, un luogo dove ci si possa sedere in santa pace e star lì per essere visti, ascoltati o al contrario per passare inosservati e lasciar passare il tempo. Non c’è pietà né il buon gusto di lasciar vivere gli altri, di provare, di capire che c’è spazio per tutti, che se aprono tanti locali e se si aiutano a mantenerli vivi, la città e tutti noi ne avremmo un vantaggio. Le più grandi città europee e del mondo hanno migliaia di locali, pure uno accanto all’altro, e tutti convivono e fanno muovere energia, moneta, turismo, mode, musica, gente. Da noi regna sovrana l’invidia. Questo è il nostro problema. Anche adesso che si parla di suicidi perché ogni giorno chiudono a mazzi le attività lavorative, non si arriva a fine mese, c’è disperazione. Non c’è pietà né solidarietà per l’essere umano. Vanessa Seffer
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Apr 29

Intervista a Vanessa Seffer, candidata al Consiglio Comunale di Palermo

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Apr 29

Intervista a Vanessa Seffer, Presidente Ass.ne Il Valore delle Piccole Cose

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Apr 29

Intervista a Rosa Rao, Presidente di “Movimento per la vita”

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Apr 29

Intervista a Giovanni Casamento, Presidente CNA di Palermo

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Apr 28

Intervista a Carmen Pirrone, life coaching palermitana

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