Giu 01

Macché Università! Questa è la scuola per pochi, di Alessandro Bertirotti

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alessandro bertirotti 2
È tutta questione di… interessi non universali. Che le cose andassero male nell’Università italiana lo sappiamo ormai da tempo, e ve lo dice uno che la cosa la vive dall’interno, ma che fossero giunte sino a questo punto forse non si poteva presumerlo. Parlano però i dati e quelli presentati dal Miur sono eloquenti e chiari. Non voglio affrontare tutti i temi legati al perché di questa situazione nazionale, peraltro in linea perfetta con altri contesti culturali nei quali le cose vanno sempre peggio (con il patrocinio diretto ed indiretto della politica nazionale), mentre mi soffermerò su due punti essenziali. Il primo riguarda la selezione degli studenti con i test di ingresso e dunque la presenza del numero chiuso. Innanzi tutto, il numero chiuso non prevede di per sé la presenza della selezioni all’ingresso che, così come è costruita non serve a nulla, se non ad escludere giovani da questa possibilità di studio. Per non parlare nemmeno del tipo di domande sottoposte, questi test non sono affatto adeguati ad una valutazione delle motivazioni allo studio che spingono gli studenti a scegliere una facoltà al posto di un’altra. Piuttosto che escludere a priori numerosi studenti e volendo comunque operare una qual sorta di selezione sulla base del rendimento accademico, sarebbe invece molto più efficace imporre il primo anno un preciso numero di esami e una media dei voti, grazie ai quali sarebbe possibile o meno procedere all’iscrizione al secondo anno. Questo meccanismo sarebbe del tutto funzionale ad una limpida selezione per merito degli studenti, ma forse, mi viene il sospetto, meno utile ad altri personaggi. Altro tema riguarda i dati positivi del rapporto che alcuni atenei riescono ad avere con il mondo del lavoro. In questi casi, non dovremmo parlare di Università, da Universitas – termine che dovrebbe ricordare qualche cosa di universale e il più generale possibile – ma piuttosto di Scuola Post-superiore per la formazione di Esperti. Se l’Università si riduce solo a questo, con una eccessiva attenzione al mondo del lavoro, il concetto di metodo, inteso come stile di ragionamento e meta hodos, ossia strada per andare oltre, verrebbe tenuto troppo lontano dalla formazione stessa, limitando l’acquisizione di competenze spendibili maggiormente. Gli atenei che operano in questo modo hanno lo scopo di agevolare i finanziamenti all’ateneo stesso per l’esecuzione di ricerche finalizzate al business, senza alcuna preoccupazione per la formazione di giovani in grado di avere una visione generale della scienza e sulla scienza. Ma, evidentemente, anche questo ha uno scopo caro ad alcuni e non utile al miglioramento della qualità della preparazione e dello studio per tutti gli altri. L’Università dovrebbe essere accessibile a tutti: dovrebbe essere in grado di verificare l’assunzione di abilità personali sulla base di capacità generali della mente umana e dovrebbe riuscire a sviluppare un metodo di ricerca e risoluzione dei problemi spendibile nel maggior numero di situazioni che fanno capo alla disciplina scelta. Così saremmo nelle condizioni di avere persone in grado di sostituire questa penosissima classe dirigente, presente a tutti i livelli istituzionali della Nazione, che non è in grado di avere né di sviluppare o comunicare un’ampia visione del futuro, secondo progetti nei quali tutti i cittadini sappiamo riconoscersi. Universali, per l’appunto. Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della Mente
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Mag 28

ORA BASTA DAVVERO! Di Maurizio Bonanni

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modificata Io c'ero. Ero lì, a Via Mattia Battistini, pochi minuti dopo le venti di quel mercoledì nero di Roma, 27 maggio, quando un'auto con tre nomadi in fuga ha investito a folle velocità un gruppo di persone che attraversavano con il verde. E ho visto, sapete? Ho visto.. Brandelli di materia cerebrale sparsi sulla strada; un piccolo corpo coperto da un pietoso telo azzurrognolo. Io vivo qui, circondato da campi nomadi. Ho subito furti in casa e in macchina. La mia gente vive nel terrore. L'altra sera, hanno tentato di entrare in un rivendita di auto usate: botti, spari, inseguimenti nel cuore della notte. Questa, sindaco Marino, Signor presidente del Consiglio è la sicurezza che voi volete per Roma? Leggi il resto »
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Mag 26

A proposito di Concorrenza. Di Riccardo Cappello

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Il Disegno di legge sulla concorrenza, in discussione alla Camera, non prospetta una riforma epocale e neppure l’inizio di un’opera di semplificazione visto che si tratta di un testo infarcito di rimandi.che rendono inevitabile un lavoro ad incastro nella fase applicativa. Ma può essere un segnale. Dal testo iniziale, le categorie sono riuscite a cancellare  la vendita dei giornali fuori dalle edicole, le norme sul trasporto pubblico locale e quelle relative al sistema aeroportuale, ancor prima che approdasse in Consiglio dei Ministri (20 febbraio 2015). Il quale ha ulteriormente indebolito il provvedimento, cancellando la parificazione tra taxi ed auto a noleggio con conducente e l’estensione alle parafarmacie della possibilità di vendere i farmaci di fascia “C” quelli, cioè, a totale carico del cliente. Sotto le forche caudine parlamentari passerà un Ddl fortemente ridimensionato che sottrae lavoro ai notai per affidarlo agli avvocati, in ragione del numero di elettori che ciascuna delle due categorie è in grado di portare al seggio (5.000 notai contro 250.000 avvocati) ma senza alcun vantaggio per cittadini e imprese costretti, comunque, a corrispondere un compenso. Infatti, per i passaggi di proprietà immobiliari, ad uso non abitativo, fino a 100mila euro e per la costituzione di Srl entro 20mila euro cade l’obbligo dell’atto notarile per cui gli avvocati vedranno incrementarsi gli introiti grazie alla logica del pallottoliere. In Parlamento, e più ancora nei corridoi, si consumerà lo scontro tra i notai per nulla rassegnati a rinunciare ad una consistente rendita, gli avvocati in cerca di pascoli e le altre categorie contigue (commercialisti, consulenti del lavoro, revisori) che si mobiliteranno per bagnarsi il becco nel mare di spese che i cittadini xono costretti ad affrontare per mantenere le categorie. Come risulta evidente si procede senza un piano organico, con un approccio omeopatico e stando ben attenti a non sfiorare le radici dell’impianto corporativo: la pianta organica, il monopolio nei rispettivi settori economici e l’obbligatorietà dell’iscrizione. Per i farmacisti si prospetta la caduta del divieto del numero massimo di cui un unico soggetto può essere titolare che potrebbe tradursi in una maggiore concentrazione nel mercato dei farmaci. Non si tratta dell’immissione di quelle massicce dosi di competitività di cui il nostro asfittico mercato dei servizi professionali avrebbe bisogno ma, la proposta soppressione del vincolo di appartenenza a un’unica associazione professionale, l’obbligo di presentare il preventivo, l’apertura alle società multiprofessionali ed alle società di capitali con l’ingresso di soci non professionisti potrebbero cambiare il volto della professione forense e dare qualche stimolo all’economia. Ma, il disegno deve ancora diventare legge e, la pregressa esperienza insegna che ogni proposta che entra in Parlamento per ridurre il potere degli ordini ne esce ampliandone le prerogative. Peraltro, trasferendo da un ordine all’altro il diritto di prelievo il risultato non cambia. Così la concorrenza che, nei paesi ad economia avanzata, è  concepita in ragione dei benefici che produce per l’utenza, in Italia si riduce nel cambio del destinatario cui è sempre obbligatorio corrispondere un compenso. Di Riccardo Cappello, Il Cappio  
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Mag 26

UEXIT. Di Maurizio Bonanni

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modificata "Grexit" e, poi, "Uexit"? Cioè, prima la Grecia fuori dall'Euro (default, o meno) e, poi, implosione della Ue? Quanta forza avranno, in futuro, i movimenti stile Syriza, Podemos e il partito di destra polacco Diritto e Giustizia (Pis) di Andrzej Duda per dare la spallata finale all'Euro, all'austerity alla tedesca e all'iperregolazione di Bruxelles? Davvero è solo demagogia, o la rivolta popolare (da noi, v. M5S e la Lega di Salvini) contro la finanza internazionale -che investe 18.000 miliardi di dollari per salvare il sistema bancario mondiale e non le molte centinaia di milioni di persone che soffrono a causa di questo!- rischia di travolgere una costruzione del tutto artificiale come quella che ha la sua coda a Francoforte e la testa a Wall Street? Leggi il resto »
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Mag 25

PRIGIONIERI DI NOI STESSI. Di Maurizio Bonanni

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  Che cos'è un "divieto di avvicinamento"? Perché l'amore grande di una donna può tramutarsi nella paura e nell'allontanamento per via giudiziaria dell'altro, l'uomo con il quale si è avuto un figlio e condiviso innumerevoli gioie e dolori? E, poi: come può il detto "parenti-serpenti" arrivare a spingersi fino a voler distruggere un figlio naturale, nato indesiderato e, come tale, identificato per tutta la sua esistenza come un capro espiatorio? Leggi il resto »
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Mag 14

I GIORNI DELL’ASSENZA. Di Maurizio Bonanni

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  Signore e Signori, il Diavolo vi sfida! I "Giorni dell'Assenza" di Rosanna Di Crosta Landi (Graus Editore) è un libro di straziante testimonianza, in cui il nome dell'ucciso, marito e padre adorato, entra in profonda risonanza con gli stati d'animo del lettore. Chi scrive è una donna e una moglie che ha visto la sua esistenza sconvolta dall'omicidio efferato del marito, ucciso a tradimento da una banda di balordi e truffatori del cui capo si fidava! Leggi il resto »
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Mag 07

IL RE DI BASTONI. Di Maurizio Bonanni

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modificata Il sogno ricorrente di molti milioni di Italiani? L'avvento di un Re di Bastoni che metta finalmente in riga questo Paese scombinato. Perché, in un sistema bloccato come l'attuale dove (in apparenza) non c'è alternativa al "Fiorentino" non ha senso porsi la questione di chi mettere al suo posto. Dato che il numero di equazioni è molto minore rispetto al numero delle incognite non c'è una soluzione unica ma ne esistono, bensì, infinite. Leggi il resto »
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Apr 27

Bambini soli? Adulti menefreghisti. Di Alessandro Bertirotti

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alessandro bertirotti 2

È tutta questione di… insensibilità
Abbiamo sempre creduto, detto e scritto che l’infanzia è uno dei periodi più felici della nostra vita. Forse una volta, e non sempre ovunque. Certo, ora non più, nemmeno dove crediamo di aver raggiunto un alto e soddisfacente livello esistenziale, riempiendoci la bocca con concetti come “qualità della vita” ed altre simili amenità. Sia sufficiente leggere quanto emerge da queste considerazioni. Molte volte mi è capitato di scrivere quanto sia importante, per la nostra specie, adottare un altro atteggiamento verso la nascita di un individuo e dunque verso la vita in generale, abbandonando comportamenti che ci hanno caratterizzato sino a questo periodo storico mondiale. Dobbiamo tutti imparare, urgentemente, che la ricerca del piacere sessuale reciproco non può concludersi con il mettere al mondo dei figli, senza sapere oggi cosa questa decisione comporti. Mi si dirà che in tutti i tempi è stato difficile allevare ed educare figli e questo è vero, ma è altrettanto evidente che le condizioni di vita di oggi, in questo mondo definito “a geometria variabile”, il sentimento della precarietà, associato a quello dell’insicurezza professionale, influiscono pesantemente sulla vita quotidiana di una famiglia. E il tutto nella totale assenza dello Stato, il quale non si preoccupa minimamente di questo istituto elementare funzionale al benessere dei propri cittadini. Il risultato finale, oltre ovviamente ad altre concause che qui non voglio semplicemente elencare, si risolve in una svalutazione del proprio ruolo genitoriale, con la diminuzione dei sentimenti di responsabilità individuale, che procurano una minore coesione all’interno della coppia. E i bambini sono soli e si sentono soli, perché vengono anche fisicamente, letteralmente, lasciati soli. Le cose vanno meglio quando sono presenti i nonni, che riescono a sostituire la presenza dei genitori, fornendo al bambino un punto di riferimento decisamente importante e vincolante il suo stesso sviluppo mentale, anche se questa sostituzione non andrà mai a colmare la necessità di stabilire un dialogo reale e concreto con i propri genitori. Stiamo creando una società futura di individui tristi, egoisti e sempre più irresponsabili verso i rapporti umani, le relazioni affettive e lo facciamo proprio in questo modo, lasciando abbandonati a loro stessi (confortati solo da play station e dalla televisione) i nostri figli. E loro cresceranno credendo di dover pensare, sempre in solitudine, a se stessi e al proprio futuro, facendosi largo nel mondo con tutti i mezzi, perché si sono abituati a stare da soli e a trovare in loro stessi l’unica forza possibile per non soccombere, oppure lasciarsi andare e sviluppare così menefreghismo e frustrazioni. Ecco perché diventa importante scegliere di avere figli, con la certezza che vi saranno conseguenze che andranno a modificare gli obiettivi vitali personali, mentre aumenteranno la circolazione di affetto e di amore all’interno del gruppo famigliare e nella vita di ognuno. Di Alessandro Bertirotti, l'Antropologo della mente
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Apr 22

A CALCI NEL CULO! Di Maurizio Bonanni

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modificata Ecco l'elenco (di quelli che prenderei a calci nel culo). Primo: la politica italiana (la "p" scritta a caratteri microscopici: così rende l'idea!). Come si fa a sfoggiare il muso duro, con quella.. "faccia un po' così!", Signor Presidente del Consiglio? Chi vuole che le creda? Intende atteggiarsi al nuovo Lincoln del "volemose bene", attrezzando una flotta cannoniera antipirateria? Scusi: con quale preparazione militare? Il caso Marò non le ha proprio insegnato nulla? Ha studiato abbastanza il diritto internazionale? Leggi il resto »
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Apr 19

A Favara i bambini giocano per la strada e si riprendono i loro spazi negati. Di Giuseppe Maurizio Piscopo

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  Grande successo  per la Compagnia di Canto Popolare Favarese composta da  Peppe Calabrese alla chitarra,  Maurizio Piscopo alla fisarmonica, Mimmo Pontillo strumenti a plettro, Pasquale Augello percussioni. Grande successo  per i bambini delle classi seconde dell'Istituto Comprensivo Mendola- Brancati plesso Pirandello  di Favara coordinati dalle Maestre Caterina Nobile e Maria Lauricella, che hanno fatto rivivere i giochi dei bambini di tanto tempo fa nel "Cortile dell'Orbo" nel centro storico di Favara. Le  telecamere della Rai hanno ripreso i bambini prima nella chiesa del Carmine del dodicesimo secolo con la benedizione del parroco, durante lo scampanio delle vecchie campane  della chiesa e poi  dopo durante i giochi. Leggi il resto »
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