Un interessante dibattito si sta sviluppando in Italia in questi ultimi mesi
sulla vera natura del PD di Matteo Renzi: se si possa ancora considerare un partito di sinistra o se invece si debba considerare una
sorta di Democrazia Cristiana rediviva e corretta.
La nomina ora di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica,
autentico capolavoro politico dello stesso Renzi, ripropone con maggiore forza la domanda a cui non ci si deve sottrarre; al contrario, una tale domanda, merita la massima attenzione a condizione che un giudizio espresso sia fondato su una analisi sincronica e diacronica del percorso e delle mutazioni di tale partito che, nel bene e nel male, ha segnato la vita italiana soprattutto del dopoguerra.
Proviamo a tracciare
una breve sintesi – con tutti i limiti delle sintesi – espressa
per maggiore chiarezza in punti, con l’obiettivo di promuovere un’ auspicabile integrazione da parte dei lettori:
1. La DC, come tutti i Partiti, ha una nascita, uno sviluppo relazionato e influenzato dagli eventi storicamente definiti. Fino al 1989, il suo ruolo principale è stato quello di essere un baluardo contro il comunismo in un mondo polarizzato. Ma non solo…
2. Dal 1945 al 1989, la DC ha assunto diversi comportamenti politici e sfumature ideologiche: dal Governo Tambroni, tutto orientato a destra, ai governi di centro sinistra iniziati da Amintore Fanfani nel 1962; dalla stagione del “compromesso storico” e delle “convergenze paralle” di Aldo Moro e del PC italiano di Enrico Berlinguer che aveva preso le distanze da quello sovietico dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica; per non parlare dei movimenti cattolici della DC vicini ai poveri, ai diseredati, che lottano contro le ingiustizie e che sognano una DC molto vicina alle aspirazioni della sinistra, soprattutto in Sud America da non confondere con la DC immaginata e vissuta da Comunione e Liberazione ed espressa con molta chiarezza negli incontri di Rimini.
3. Naturalmente venuto meno il blocco sovietico e regolati i conti tra le numerose correnti che l’attraversavano, anche grazie alla stagione di Mani pulite, assistiamo ad una frammentazione macroscopica di quanto prima era espresso all’interno delle correnti, come era normale che fosse.
4. Intanto il mondo è cambiato e di molto dopo la caduta del muro; l’attenuarsi del pericolo comunista sovietico, di quello cinese e di quello del centro e del Sud America e la nascita di un nuovo capitalismo finanziario sfrenato e senza regole angloamericano, che sfocerà nel fallimento di Lehman Brothers e nell’impoverimento di quel ceto medio su cui sia la DC e gli altri partiti europei cugini si erano alimentati e avevano fondato la loro fortuna.
5. La DC è stata storicamente questo impasto magmatico di religione, ideologia, teoria e prassi, modelli economici, appartenenza soprattutto al ceto medio, ma non solo…
6. Le sue origini vanno ricercate nella enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII del 1891, dagli scritti di Giuseppe Toniolo e di altri cattolici intellettuali e impegnati nel sociale…
7. Nel dicembre del 1896 apparve il primo giornale con il titolo: “DEMOCRAZIA CRISTIANA” e con il sotto titolo: “IN DIFESA DEI FIGLI DEL POPOLO”. Nascerà successivamente il movimento sociale cattolico, il sindacalismo e le cooperative bianche per distinguerle da quelle rosse e soprattutto, inizia la stagione della partecipazione dei cattolici alla vita politica, fino allora proibita.
8. In quel fine secolo e inizio del nuovo, una posizione di primo piano l’ha assunta un prete marchigiano, Romolo Murri, che proprio nel 1900 aderisce all’idea del tutto nuova di “democrazia cristiana” ed auspica una convergenza tra dottrina sociale della chiesa e movimento socialista; tra spirito religioso e istanza democratica.
9. E’ in questo contesto che si colloca l’attività di don Luigi Sturzo, amico di Toniolo e di Murri, collega di studi a Roma, il quale auspica invece la nascita di un partito di ispirazione cattolica ma non dei cattolici, sostenendo che il cristianesimo non si può rivolgere ad una “parte” (da cui partito) o, se volete, interpretare le istanze di una parte, ma deve rivolgersi a tutti.
10. Con questa motivazione, si rifiutò di fondare un partito denominato “democrazia cristiana” e, dopo aver fatto il Sindaco di Caltagirone per 13 anni, fondò a Roma il “Partito Popolare”, laico, autonomo dalla gerarchia cattolica e vaticana e aperto a tutti coloro che si riconoscono nei principi cristiani, diverso dalla “democrazia cristiana del dopoguera” a cui non volle mai aderire.
E potremmo naturalmente continuare. Alla luce di queste considerazioni in pillole, appare del tutto
fuor di luogo e infondata l’affermazione che con Sergio Mattarella, e con Matteo Renzi possa rinascere la Democrazia Cristiana. Innanzitutto, si dovrebbe precisare quale Democrazia Cristiana, avendo assunto, nel corso degli anni, le sfaccettature poliedriche più diverse. E’ un tema complesso quello della identità di un tale partito, oggetto di continui e approfonditi studi.
Dovremmo allora concludere che l’affermazione secondo cui, con la nomina di Sergio Mattarella e con Renzi a capo del Governo,
possa nascere la “balena bianca”, sia pura fantasia? Non del tutto. L’equivoco probabilmente è nato e si alimenta perchè il nostro mondo italiano, europeo ed internazionale è alla ricerca di un equilibrio tra istanze individualiste, liberiste e liberali che pretendono di definirsi “democratiche” all’interno di un occidente che pretende di essere cristiano, da una parte e, dall’altra, una profonda esigenza di giustizia sociale che assicuri una partecipazione “democratica” a tutti i beni comuni condivisi, con l’obiettivo di assicurare una migliore qualità di vita.
E poiché la storia della DC è la storia di una mediazione storicamente definita e collocata tra forze liberiste e liberali e forze comuniste, socialiste e a matrice umanitaria,
è quasi inevitabile che un simile equivoco si possa generare.
Un equivoco appunto da parte di
chi non ha ruminato abbastanza e digerito una realtà così complessa. Per queste ragioni, la realtà odierna, non possiamo chiamarla “democraazia cristiana”, anche se presenta delle sbiadite venature e soprattutto la tendenza a ricollocarsi al centro per quel bisogno di “far sistema”, di “smussare gli angoli” e dar vita ad un “nuovo ordine condiviso” attraverso un ampio sistema di riforme. Benedetto Croce, nel 1942, scriveva il famoso saggio: “Perchè non possiamo non dirci cristiani”; oggi qualcuno vorebbe riscriverne uno simile:
“Perchè non possiamo non dirci democristiani”, ma diciamolo chiaramente, non abbiamo ancora individuato il nuovo Benedetto Croce, e tanto meno in Matteo Renzi.