Quanti petali ha la margherita elettorale? Tanti, quanti sono i giorni del 2014, con ogni probabilità. Un giorno si vota, e il giorno dopo no. Anche se la cosa non appassiona nemmeno un po’ gli italiani, angosciati da ben altre preoccupazioni più concrete, come la disoccupazione che continua ad aumentare, con la componente giovanile più penalizzata delle altre. Titoli di studio che non valgono nulla, per qualità e per assenza di un mercato intellettuale dell’offerta, mentre il Governo continua nella sua opera anestetizzante, parlando di “ripresina”. E tutto questo, senza consegnare alla riflessione collettiva dati statistici concreti, che prendano in esame il numero delle imprese che hanno delocalizzato negli ultimi cinque anni, portando all’estero impianti e know-how produttivo, con conseguente perdita di fatturato e di mancati introiti per il fisco italiano. Se Renzi è la grande speranza degli italiani, c’è poco da stare allegri: il suo Dna origina dalla sinistra della tassazione sulle rendite e sui patrimoni. Sinistra che non è in grado, nemmeno in tempi di crisi come questi, di ragionare sul fatto che la ricchezza si può ragionevolmente distribuire, se c’è qualcuno che la produce.