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Mar 25

Cosa sono e perchè nascono i Movimenti.

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Due domande, fra loro connesse, é necessario porsi allorché si affronta il tema dei movimenti. La prima, quasi ovvia, su che cosa siano i Movimenti, la seconda, più complessa, é perché nascono i Movimenti. Rispondiamo con ordine. I Movimenti, sociologicamente, sono raggruppamenti di cittadini, soggetti collettivi, che si mettono insieme per perseguire un obiettivo che non dev'essere, necessariamente, politico ma può essere anche d'altra natura. Infatti, ogni volta che i soggetti sociali che manifestano disagio e/o semplicemente settori di cittadinanza, si trovano ad affrontare un problema che intendono risolvere in forma collettiva, danno vita ad un movimento. Questi organismi possono anche offrire intere visioni del mondo, ma, nei fatti, cercano di raggiungere i loro obiettivi parziali, ne siano o meno coscienti. C'é da aggiungere che, in questa ricerca, si caratterizzano per la indisponibilità al compromesso, tipico dei partiti politici, è per l'entità della partecipazione che é di gran lunga più consistente e numerosa di quella che si manifesta nei partiti. Alla seconda domanda si può rispondere dicendo che tali soggetti collettivi nascono laddove l'obiettivo che si sono posti, la finalità che vogliono conseguire,  non viene soddisfatto dai soggetti naturalmente destinati a perseguirlo o che, trattandosi di una specificazione dello stesso obiettivo, si affiancano per rafforzarli ai soggetti legittimati per integrarne l'azione. Noi accendiamo qui il focus sui Movimenti politici che sono sorti, numerosi, in questi ultimi anni spesso in contrapposizione ai soggetti politici tradizionali. Come é noto, lo strumento politico per eccellenza é il partito, individuato come soggetto che si fa carico e sintetizza il sentire di una parte - partito é appunto, come indicava Luigi Sturzo, "parte" - della società i cui interessi intende rappresentare. La nostra Costituzione, elaborata in un tempo in cui prevaleva la forma partito di massa, all'art. 49, accoglie questa definizione e fa del "partito" lo strumento naturale della partecipazione politica dei cittadini alla vita pubblica. Al partito assegna, dunque, la rappresentazione ai livelli decisionali delle domande dei cittadini. Tutto questo in linea teorica, nei fatti. Infatti, soprattutto, in questi ultimi anni, la predetta missione è stata alterata ed i partiti stessi, da strumenti di razionalizzazione della partecipazione si sono trasformati, e chi di noi non ricorda la lezione di Robert Michels, in vere e proprie oligarchie autoreferenziali. Al partito di massa si è difatti sostituito il cosiddetto "partito apparato", che amministra il consenso in modo troppo spesso non coincidente con i desiderata dei cittadini che gli hanno espresso fiducia.  La crisi dei partiti si é ancor di più accentuata a seguito della vicenda di tangentopoli che ha visto nascere ed affermarsi un nuovo modo di manifestarsi della forma partito qual é quello del cosiddetto "partito del leader" che, in alcuni casi, è divenuto non più un collettore e mediatore delle domande dei cittadini ma lo strumento attraverso il quale il leader, padrone, si propone di tutelare interessi particolari, perfino in qualche caso personali, che possono non coincidere con quelli che ne hanno sostanziato il consenso. D'altra parte, tale degenerazione è anche prodotto di una, non sempre adeguatamente attenzionata dalla pubblicistica, assenza di democrazia reale all'interno dei partiti, democrazia interna che, non dimentichiamolo, é peraltro richiamata dallo stesso articolo della Costituzione laddove si richiama il "metodo democratico" come canone di riferimento. Non é un caso che, per evitare controlli circa la democraticità, i partiti non abbiano mai posto il tema del riconoscimento pubblico. Per cui il partito fino ad oggi è, soggetto privato investito di pubbliche funzioni, destinatario  per questo motivo, di risorse pubbliche senza potere essere sottoposto a quei controlli che sarebbero naturali per qualsiasi ente, istituzione o associazione che si trovi in una simile condizione. Un'anomalia sulla quale tutti hanno giocato, che ha determinato molti degli abusi e scandali di cui la cronaca corrente ci ha dato ampia  rassegna e che é anche causa della crisi della partecipazione che si è registrata in questi ultimi anni.Foto Pasquale Hamel Pasquale Hamel
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