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Nov 22

Violenza sulle donne. Chiarimenti sullo spettacolo di Serena Dandini al Teatro Biondo di Palermo

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A seguito di un disguido tecnico, nella giornata di oggi è stata messa a disposizione del pubblico solo una parte dei biglietti per lo spettacolo "Ferite a morte" di Serena Dandini, che si svolgerà sabato sera al Teatro Biondo. Una parte dei biglietti, che sono stati stampati dalla produzione a Bologna, non sono infatti ancora arrivati in città e saranno distribuiti da venerdì pomeriggio, sempre presso il botteghino del Teatro.

Il Comune di Palermo, che ha apportato un contributo finanziario e logistico per lo svolgimento dello spettacolo, nell'ambito delle iniziative organizzate per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, è stato inoltre incaricato di curare la distribuzione dei biglietti ai giornalisti. L'Amministrazione non ha trattenuto per sé alcun biglietto, né per i componenti delle Giunta, né per i Consiglieri comunali, né per i propri dipendenti.

Una parte dei biglietti (circa 300) è stata destinata, in accordo fra la Produzione e l'Amministrazione comunale, alle associazioni e agli enti che fanno parte della rete territoriale anti-violenza, svolgendo interventi diretti a sostegno delle donne e di sensibilizzazione  sul tema.

Lo spettacolo, una "Spoon river" delle donne uccise per mano di un marito, un fidanzato e un ex, scritta da Serena Dandini e messa in scena dal gotha delle attrici italiane (tutte a partecipazione gratuita), debutterà in anteprima a Palermo, portando alla ribalta nazionale la città, in primo piano nella lotta contro la violenza alle donne.

Tre serate evento a sostegno della Convenzione No More! contro la violenza sulle donne che chiede al Governo e alle istituzioni italiane di discutere urgentemente le proposte in materia di prevenzione, contrasto e protezione delle donne dalla violenza maschile e la ratifica immediata della Convenzione del Consiglio d'Europa (Istanbul 2011).

Le vittime più recenti. Antonetta Paparo, 36 anni, napoletana: uccisa il 12 dicembre a coltellate dal marito, che per sviare le indagini di un delitto privo di movente inscena una rapina. Carmela Petrucci, 17 anni, palermitana: sgozzata a ottobre dal fidanzato violento della sorella, che lei tenta di difendere. Sono solo le ultime vittime di femminicidio, di donne che hanno subito violenza fino a morirne, un numero che cresce in maniera allarmante: più di dieci casi al mese registrati negli ultimi due anni; donne cui sono dedicate le letture teatrali di "Ferite a morte", tratte da racconti di Serena Dandini, tre serate che hanno lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica alla sottoscrizione della Convenzione No More! . Tre recital a più voci in altrettante città italiane, con il primo appuntamento  fissato al teatro Biondo di Palermo per il 24 novembre, proprio alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. "Un primo segnale per farci ascoltare".  "E' il primo sputnik di una serie di razzi che lanceremo per farci ascoltare - dice Serena Dandini durante la presentazione alla Casa Internazionale delle Donne di Roma. "Ferite a morte" è un progetto teatrale dedicato a tutte coloro che sono divenute pezzi di carne nell'obitorio televisivo uccise una seconda volta in tv". "Sulla falsa riga di Spoon River di Edgar Lee Master, e prendendo a prestito un titolo "poetico nella sua tragicità", quello di un romanzo di Raffaele La Capria (Ferito a morte, 1961),  ho cominciato a scrivere col desiderio di dare un pugno allo stomaco per richiamare l'attenzione su vicende drammatiche, un fenomeno pervasivo", chiarisce la Dandini. Sì, perché le morti sono la punta dell'iceberg di un vissuto e una quotidianità di violenze e sopraffazioni,  che è assolutamente trasversale alle aree geografiche e alle classi sociali,  tanto che dal 2005 sono aumentate le morti delle donne acculturate; "Più c'è emancipazione  - aggiunge la Dandini - più questa "colpa" va punita. Un fenomeno "democratico". "La violenza contro le donne è uno dei fenomeni più democratici del mondo". Con una battuta amara apre il suo intervento Maura Misiti, demografa e ricercatrice del Cnr, che con la Dandini ha collaborato ai testi e sta portando avanti l'iniziativa a sostegno di No More!: "Chiediamo attenzione su una Convenzione che propone progetti fattivi, azioni virtuose che si possono portare avanti come forma di prevenzione, a basso impatto economico, come l'educazione sessuale nelle scuole verso ragazzi che, come il ventenne omicida di Palermo, hanno un'azzerata educazione di rispetto di genere". Manca la formulazione giuridica di femminicidio. Essere donna e morire, nei casi di stalking, per una inadeguata tutela dello Stato. In Italia non si hanno dati ufficiali, ma solo quelli raccolti dalla cronaca di tutti i giorni dalla Casa delle Donne di Bologna e questo perché non c'è una definizione giuridica di cosa è la violenza né, tanto meno, il femminicidio.  Riconoscerlo e cominciarlo a chiamare col suo nome è importante. "E' una brutta parola? Cerchiamone un'altra, ma una brutta parola nasconde fatti orrendi" ripetono all'unisono la Dandini e le promotrici. L'individuazione di questo fenomeno deve essere trovata e catalogata con definizioni univoche, basate su standard internazionali, per poter sviluppare criteri metodologici di prevenzione e accoglienza, non affidandosi solo al generoso monitoraggio dei centri antiviolenza.

 
Ferite a Morte, la "Spoon River"  delle vittime di Femminicidio

ROMA - "Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti non è affatto casuale". Così Serena Dandini introduce il suo lavoro teatrale Ferite a morte, una Spoon river delle donne morte per femminicidio. Tre serate evento a sostegno della Convenzione No More! contro la violenza sulle donne che chiede al Governo e alle istituzioni italiane di discutere urgentemente le proposte in materia di prevenzione, contrasto e protezione delle donne dalla violenza maschile e la ratifica immediata della Convenzione del Consiglio d'Europa (Istanbul 2011). Le vittime più recenti. Antonetta Paparo, 36 anni, napoletana: uccisa il 12 dicembre a coltellate dal marito, che per sviare le indagini di un delitto privo di movente inscena una rapina. Carmela Petrucci, 17 anni, palermitana: sgozzata a ottobre dal fidanzato violento della sorella, che lei tenta di difendere. Sono solo le ultime vittime di femminicidio, di donne che hanno subito violenza fino a morirne, un numero che cresce in maniera allarmante: più di dieci casi al mese registrati negli ultimi due anni; donne cui sono dedicate le letture teatrali di "Ferite a morte", tratte da racconti di Serena Dandini, tre serate che hanno lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica alla sottoscrizione della Convenzione No More! . Tre recital a più voci in altrettante città italiane, con il primo appuntamento  fissato al teatro Biondo di Palermo per il 24 novembre, proprio alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. "Un primo segnale per farci ascoltare".  "E' il primo sputnik di una serie di razzi che lanceremo per farci ascoltare - dice Serena Dandini durante la presentazione alla Casa Internazionale delle Donne di Roma. "Ferite a morte" è un progetto teatrale dedicato a tutte coloro che sono divenute pezzi di carne nell'obitorio televisivo uccise una seconda volta in tv". "Sulla falsa riga di Spoon River di Edgar Lee Master, e prendendo a prestito un titolo "poetico nella sua tragicità", quello di un romanzo di Raffaele La Capria (Ferito a morte, 1961),  ho cominciato a scrivere col desiderio di dare un pugno allo stomaco per richiamare l'attenzione su vicende drammatiche, un fenomeno pervasivo", chiarisce la Dandini. Sì, perché le morti sono la punta dell'iceberg di un vissuto e una quotidianità di violenze e sopraffazioni,  che è assolutamente trasversale alle aree geografiche e alle classi sociali,  tanto che dal 2005 sono aumentate le morti delle donne acculturate; "Più c'è emancipazione  - aggiunge la Dandini - più questa "colpa" va punita. Un fenomeno "democratico". "La violenza contro le donne è uno dei fenomeni più democratici del mondo". Con una battuta amara apre il suo intervento Maura Misiti, demografa e ricercatrice del Cnr, che con la Dandini ha collaborato ai testi e sta portando avanti l'iniziativa a sostegno di No More!: "Chiediamo attenzione su una Convenzione che propone progetti fattivi, azioni virtuose che si possono portare avanti come forma di prevenzione, a basso impatto economico, come l'educazione sessuale nelle scuole verso ragazzi che, come il ventenne omicida di Palermo, hanno un'azzerata educazione di rispetto di genere". Manca la formulazione giuridica di femminicidio. Essere donna e morire, nei casi di stalking, per una inadeguata tutela dello Stato. In Italia non si hanno dati ufficiali, ma solo quelli raccolti dalla cronaca di tutti i giorni dalla Casa delle Donne di Bologna e questo perché non c'è una definizione giuridica di cosa è la violenza né, tanto meno, il femminicidio.  Riconoscerlo e cominciarlo a chiamare col suo nome è importante. "E' una brutta parola? Cerchiamone un'altra, ma una brutta parola nasconde fatti orrendi" ripetono all'unisono la Dandini e le promotrici. L'individuazione di questo fenomeno deve essere trovata e catalogata con definizioni univoche, basate su standard internazionali, per poter sviluppare criteri metodologici di prevenzione e accoglienza, non affidandosi solo al generoso monitoraggio dei centri antiviolenza. I diversi contributi al progetto. Vittoria Tola, dell'UDI e portavoce della Convenzione parla delle associazioni impegnate nel sostegno di No More!. Ci sono tante donne, professioniste, dietro sigle come D. i. Re, Piattaforma CEDAW, PANGEA,  BE FREE, GIULIA, ARTICOLO 21 che hanno portato il loro contributo alla stesura del documento che chiede norme di prevenzione più che aggiustamenti normativi. Si chiede al governo di verificare il Piano Nazionale contro la violenza, varato nel 2011, e porre in essere politiche adeguate e rispettose della dignità e dei diritti umani delle donne, coinvolgendo Enti locali, Federazione della stampa ed Editori, per arrivare ad sistema di servizi che funzioni , grazie a risorse certe, con una presenza omogenea e capillare sul territorio. L'abnegazione dei centri antiviolenza. La risposta alle donne che chiedono aiuto è presidiata e gestita con abnegazione sul territorio dai centri antiviolenza, che hanno visto, finanziaria dopo finanziaria, diminuire i fondi loro destinati. Lo stato italiano è stato più volte sollecitato da Onu e Consiglio Europeo ad adottare le raccomandazioni prodotte, in tema di violenza alle donne, dalla Convenzione di Istanbul. La Convenzione No More!, ignorata per ora dalle istituzioni, spinge alla ratifica del trattato di Istanbul, alla discussione urgente delle proposte in materia di prevenzione e protezione delle donne, applicando le leggi esistenti, chiedendo di produrre dati ufficiale condivisibili, senza intento polemico nei confronti di norme già operative, come la legge sullo stalking del 2009. Le tappe teatrali. Lo ripete l'avvocato Barbara Spinelli, di Giuristi Democratici e della Cedaw: "Basterebbe applicare sul tutto il territorio nazionali ottime leggi che già ci sono, come la legge degli ordini di protezione del 2001, che non richiede l'obbligo di denuncia nei confronti del familiare persecutore. Altro aspetto importante è raccogliere dati certi: senza dati certificati in sede giudiziaria - ricorda giustamente la Spinelli - come possiamo giudicare l'efficacia della legge del 2009 sullo stalking?". Era necessario un happening per parlare e far parlare di tutto questo. "Ferite a morte"  prevede tre tappe teatrali, come già anticipato: il 24 novembre a Palermo (Teatro Biondo); il 30 novemvre a Bologna (Teatro Duse), il 9 dicembre a Genova (Teatro della Corte). Tre teatri in altrettanti comuni che hanno voluto patrocinare l'evento. A portare in scena i testi della Dandini donne di spicco del mondo dello spettacolo e della società civile: da Geppi Cucciari a Susanna Camusso, da  Concita De Gregorio a Anna Bonaiuto.  L'ingresso agli spettacoli è gratuito con prenotazione e ritiro del biglietto presso le casse dei teatri.

Per la conduttrice televisiva, “è questo solo il primo di una serie di razzi che vogliamo lanciare per fare il più rumore possibile attorno alla violenza sulle donne e per attirare l’attenzione e far firmare a più persone possibile la Convenzione No More, che è stata mandata anche a Monti 10 giorni fa, ma è ancora senza risposta”. La convenzione fa il punto sulla situazione e elenca – ha spiegato Dandini – “tutte le cose che si possono e devono fare, come hanno già fatto all’estero, alcune anche a costi praticamente zero, come unificare la raccolta dati sulla violenza e femminicidi in commissariati, pronti soccorsi, assistenza sociale e così via”. Non esistono infatti dati ufficiali sulla situazione e quelli diffusi (oltre cento donne uccise quest’anno, 877 negli ultimi sette anni) sono derivati da notizie di cronaca dalla casa delle Donne di Bologna. C’è solo un’indagine Istat del 2006 che stimava in 6 milioni e 743 mila donne tra 16 e 70 anni, vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. I monologhi sono stati scritti dalla Dandini col supporto di Maura Misiti, che al Cnr si occupa di questioni femminili, “per lavorare su dati e storie precise, per far sì che ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti non fosse affatto casuale, per ridar loro vita e capacità comunicativa con la forza del teatro”. Infine una stoccata all’esecutivo guidato da Mario Monti: “Quando l’Europa ci chiede di fare qualcosa su tasse e rigore, provvediamo subito; quando ci chiede di intervenire sulla violenza alle donne invece non accade nulla”.

In parte da Repubblica.it e da Zenzero Quotidiano

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1 comment

  1. Johnc882

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